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94 | dell’istoria di verona |
Servilio Cepione proconsole, essendosi congiunte le quattro genti confederate. Che vi perissero ottanta mila tra Romani e Sozii, da Valerio Anziate trasse Orosio ( lib. 5, c. 16). Restarono all’arbitrio de' nimici l’uno e l’altro campo e gli alloggiamenti; e tutto ciò per la discordia de’ capitani e per la somma temerità di Cepione, il quale ne fu atrocemente castigato a Roma, di che assai parla Valerio Massimo (lib. 6, c. 9)5 benchè paia scusarsi da Cicerone nel libro degl’Illustri Oratori.
Ma il rumore di sì gran rotta mise scompiglio in Roma; talchè avendo Mario terminata appunto allora felicemente la guerra in Numidia, e preso il Re Giugurta, lo elessero console la seconda volta, benchè assente, e decretandogli la provincia Gallia, lo chiamarono a quest’impresa (Sall, in Jug.). L’essere i vincitori passati fin nella Spagna, quasi con un certo moto di riflusso, come dice graziosamente Plutarco (in Mar.), gli diede tempo d’esercitare in Gallia i soldati, e eli ridurgli a rigorosa disciplina. Siila suo Legato, cioè luogotenente, fece prigione il Duce de’ Galli Tettosagi (Epit. lib. 67): egli col grido di certa giusta sentenza in fatto, sopra il quale è la terza declamazione di Quintiliano, e per aspettarsi i Barbari à Primavera, ottenne il terzo consolato, die riferisce Patercolo (lib. 2) essersi consumato in apparati di guerra, e nel quale però lo stesso Siila costrinse i Marsi, nazion Germanica, a chieder l’amicizia dei Romani. Ma respinti i Cimbri nella Spagna da’ Celtiberi, e forse da quel Fulvio di cui rac-