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libro terzo 93

essi s’incamminò verso di loro, adducendo non dover permettere che danneggiassero i Norici, tra quali e Romani amicizia correva e ospitalità. I Teutoni allora spedirono al Console, affermando aver ciò ignorato, e promettendo non molestar più i Norici in avvenire: di che lodatigli Papirio, diede a’ Legati guide che con lunghi giri gli traviassero, e marchiò intanto con l’esercito sopra coloro che quetamente si stavano attendendo risposta: molti n’oppresse, e gli avrebbe sterminati tutti, se non che, quasi in pena della mala fede ne’ Romani insolita, levatosi un furioso vento con caligine e pioggia e tuoni, ne restarono separati i combattenti, e talmente per le selve dispersi i Romani, che appena si riunirono dopo tre giorni; ritiratisi intanto i nemici, che presero la via della Gallia. Questo racconto vien convalidato dall’effetto; poichè se i Barbari fossero stati vittoriosi, non si sarebbero allontanali dall’Italia, ch’era il loro scopo; nè sarebbero tornali addietro vagando e predando per assai tempo in varie parti dell’Europa. Si strinsero poscia in lega con due genti Galliche, Ambroni e Tigurini, e nel 644 fortunatamente combatterono nella Gallia col console Giulio Silano. Altra vittoria ebbero i Cimbri nel Consolato di Cassio Longino; in questa restò prigione Aurelio Scauro suo luogotenente, il qual dissuadendogli dal passar l’Alpi con dir che i Romani erano invincibili, dal Re Bolo feroce giovane fu tosto ucciso (Epit. lib. 67): ma assai maggiore la riportarono al Rodano l’anno 648 sopra Manlio console e