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libro terzo 85

so, ove leggesi che all’un de’ Consoli fu provincia l’Italia, e la guerra con Annibale (Liv. lib. 26, ec.). Così fu qualche volta provincia l’Erario; e l’anno Varroniano 567 a due Pretori fu provincia il tener ragione in Roma (l. 38: duas Romae, ec.), di due altri fuor d’Italia fur provincie Sicilia e Sardegna, e degli altri due in Italia la Gallia e Taranto. Non vide però nè pur Lipsio (ad Tac. pag. 117) ben chiaro, ove intese l’essere assegnate a Consoli o a Pretori le lor provincie col nome di Pisa, o di Suessula, quasi essi o Questori dovessero andare a riseder quivi; là dove intender si dee delle guerre co’ Liguri e con Annibale, alle quali allora quelle città facean frontiera: come pure s’ingannò il Cellario (lib. 2, c. 9), quando dal venir assegnate provincie col nome di Rimini e di Modana, arguì che prima l’una, poi l’altra fosser Capitali della Gallia cisalpina; quando è chiaro, con tali nomi la cura delle guerre doversi intendere, che in quelle parti bollivano, essendo stata alcun tempo in Rimini, ch’era a’ confini contra Galli, la piazza d’arme. Quinci mirabil fu il pensamento di chi suppose che l’immaginato ordinario Proconsole della Cisalpina in Rimini risedesse, o in Ravenna, siti opportuni certamente per regger la Liguria e l’Insubria. Anche il Cuiacio (Observ. l. 26, c. 2) sbagliò, dove dal leggere in Sallustio ed in Livio destinata ad alcun Console l’Italia, dedusse che non essendo l’Italia provincia, debba intendersi della Gallia Togata; e quinci avviluppandosi di bene in meglio, speculò che alcune parti d Italia fosser pro-