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libro terzo 83

me, come parimente le medaglie ci mostrano; anzi ricavar si può da un’Epistola di Cicerone (At. VI, I) aver giudicato Scevola che l’autonomia fosse privilegio di tutti i Greci; ma spiegando nell’istesso tempo che null’altro inferisse, se non di lasciargli litigare con le lor leggi. Legati di genti libere nomina Svetonio (Aug. 44) ed altri, ma non d’autonome. Però d’Atene dice Strabone (lib. 9: τὴν αὐτονομιάν καὶ την ἑλευθερίαν) che i Romani le avean conservata e l’Autonomia è la Libertà; ed a Mopsuestia l’uno e l’altro titolo si dà in lapida ed in medaglia. A quante città oggi giorno ancora si lasciano i loro Statuti, che non per questo son libere? Provincie e città libere distinse Cicerone (Ver. 7: omnes provincias, omnes liberas civitates), come cose essenzialmente diverse. In che dunque consisteva, e che inferiva propriamente la libertà? Inferiva l’esenzione e l’indipendenza da’ Presidi; talmente che, o a quel paese Preside non s’imponesse, come per tutta Italia non s’imponeva, ovvero a quelle città di provincia, ch’eran privilegiate di libertà, il Preside non sovrastasse; onde quando secondo l’instituto visitava l’altre per esaminarne il governo e far ragione, nelle libere o non entrava, o non esercitava giurisdizione. Di Marsiglia però, ch’era città libera, scrisse chiaramente il Geografo (Str. lib. 4: ὤστε μή ὐπακούειν τῶν εἰς τὴν ὑπαρχίαν πεμπομένων στρατηγῶν che a’ Rettori mandati nella provincia non era sottoposta; e di Pisone Rettor della Macedonia disse Tullio (de Prov. Cons.) che contra le leggi e i Senatusconsulti operato avea,