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dell’istoria di verona |
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preso in che consistesse precisamente; almeno n’è sempre stato parlato in modo da confonder cose per se diverse. Autori di primo grido, e Spanemio (Praest. Num. Diss. IX) tra gli altri, si son diffusi in mostrare che consistesse nell’avere i proprj Magistrati, e nel viver con le sue leggi; nelle quali due cose l’essenza della libertà non si comprendeva altrimenti. Da’ proprj Magistrati e dal lor Consiglio si amministravano le città tutte nel Romano Imperio , e non lo libere solamente: spicca ciò singolarmente dalle lapide e dalle medaglie, vedendosi ne’ marmi Latini e Greci di qualunque città menzione de’ loro ufizj e dignità, e del lor Senato o Popolo, e altresì i lor decreti con le forme istesse de’ Senatusconsulti Romani; e vedendosi in tante monete Greche, battute da piccole e non libere città, il nome del lor cittadinesco Magistrato. Ma nè pur consisteva nel viver con le sue leggi. Cotale indulto non si chiamò Libertà, ma Autonomia; e questi legali nomi non si usarono a caso e promiscuamente dagli Antichi ne’ monumenti o nelle leggi, ma per significar con ciascheduno cosa diversa; nulla ostando che qualche Scrittore n’abbia usato talvolta alcuno per affinità o per rassomiglianza; e mollo meno che nelle Latine versioni degli Autosi Greci tutte rpieste cose si trovili d’ordinario confuse insieme. Più città goderono l’autonomia anche sotto i Re, negli Stati de’ quali dopo Alessandro non si godè inai libertà. Autonome sotto i Romani vediam nelle medaglie città che non far mai libere; libere furon poche, e suilege furon moltissi-