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libro terzo 77

ancora per assai tempo; onde ben si vede come fra le provincie, il governo delle quali d’anno in anno col mezzo della sortizione a un Pretor si assegnava, la cisalpina Gallia non era. Ma ch’essa, come dentro l’Alpi, in condizioni di provincia non fosse, apparisce ancora dall’esser tutti questi popoli stati sempre ricevuti nelle armate Romane, nelle quali non militavano ne’ buoni tempi i provinciali ed esteri. Di legionarj e d’ausiliarj si componeva il Romano esercito: anticamente quelli erano cittadini Romani, questi Italiani: però si ha in Polibio (lib. 6) che quando i Consoli per occasion di guerra avean bisogno d’aiuti, ne mandavano l’avviso alle città sozie d’Italia, ed a que’ lor cittadini da’ quali erano rette: nè avanti le guerre civili, e il declinare della Republica, provinciali ci furon regolarmente ammessi. All’incontro de’ popoli di qua dall’Alpi quattro coorti ausiliarie di Liguri si nominano in Sallustio, ch’eran nella guerra di Giugurta; e quando falsa voce si sparse d’esser rotto e disfatto dagl’Istri Aulo Manlio console, il collega ebbe ordine di levare quanti soldati ausiliarj fosse possibile da tutte le città della Gallia; il che fece egli subito dalla Liguria fino in Aquileia, e però in tutta la Venezia ancora (Liv. lib. 41). Del non essere questo paese stato computato tra le provincie, pu forte pruova ancora ci somministra Patercolo (lib. 2), il quale annoverando le provincie tutte dell’Imperio, e quando e da cui, di parte Cisalpina alcuna non fa menzione, nè altre Gallie registra, che la Transalpina da Domizio penetrata, e da Cesare al