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libro secondo | 71 |
za nè si può farlo senza ripugnar direttamente alle autorità degli antichi Scrittori, ed a ciò che tuttora apparisce. Da Silio Italico poco fa addotto chiamasi Verona Athesi circumflua, che viene a dire dall’Adige circondata; avendo lui usata quella voce poeticamente e alla Greca in significato passivo (περίῤῥυτος), come usolla Ovidio parlando dell’isola del Tevere (Met. l. 15: circmflua Tibridis alti Insula). Servio parimente scrisse che l’Adige fiume della Venezia rigirava d’intorno la città di Verona (ad Æn. lib. 8: Veronam civitatem ambiens). Or chi non vede che fece adunque sempre l’istesso giro, e che l’antica città stette dentro il seno da esso formalo, come il suo folto sta pure ancora? Non si sarebbe mai potuto dire chi il fiume la circondasse, quando le fosse solamente passato a canto, anzi buon tratto lontano da essa e dalle sue mura; ma ben potea dirsi, rigirandola, e quasi abbracciandola da tre parti.
Testimonio in oltre abbiamo di questa verità ancor presente; cioè il ponte situato nell’ultimo ripiegar del fiume, e detto della Pietra, quasi la metà del quale dalla parte del colle è un insigne avanzo d’antichità. Il secondo arco è conservato per modo, che si riconosce tutto d’opera antica, ed intatto da ristaurazioni, senza pur una pietra rimessa. Tanto basta a render manifesto che l’istessa via fece pur sempre il corpo del fiume; poichè si fatto ponte, detto da Liutprando (lib. 2, c. 11), novecent’anni fa, ampio, marmoreo, di maravigliosa opera e di mirabil grandezza, non fu