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polari a finire in Monarchia, o Principato. Così a Verona per li Scaligeri, a Padova per li Carraresi, a Milano per li Visconti, a Firenze per li Medici, e così quasi di Città in Città. Roma divenne a Principato, subito che la popolarità giunse all’eccesso, e che la moltitudine oltrepassò ogni misura; il che avvenne quando si accordò il suffragio alla Gallia Cisalpina tutta. Sappiamo però, che Cesare con la mente a suoi fini molto si adoperò per l’aggregazione di essa; e notò Tullio, come poteva moltissimo ne’ Suffragi la Gallia; il che nasceva dal gran numero. Introdotto per la moltitudine il Principato, non ognuno de’ Successori si contenne ne’ giusti limiti. Ne abusarono alcuni, e Caracalla fra gli altri prostituì il grado di Cittadino Romano, e lo fece venir in odio, e con ciò precipitò affatto l’Impero. Ecco dove condusse l’illimitata e plebea quantità: de’ Votanti. Non fu veduto in quel tempo; come si potesse comunicar la Repubblica a’ tutti senz’ammettere in Consiglio tutti; nè come si potesse far, che partecipassero del Governo moltissimi, e non pertanto pochissimi fossero a dar voto. Nelle materie Politiche e gravi, quale è questa, di cui or si ragiona, non si vuole mai far progetti d’invenzione, nè dee mai chi si sia tanto presu-