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52 | la merope |
Merope. È vero, i giusti dèi l’han tratto al varco.
Ombra cara, infelice e fino ad ora
invendicata del mio figlio ucciso,
quest’olocausto accetta e questo sangue
prendi che per placarti a terra io spargo.
SCENA VII
Polidoro e detti.
Merope. Qual temerario!
Egisto. O Dèi, o Dèi, soccorso!
Pur ancor questa furia!
Merope. Sì, sì, fuggi.
Polidoro. T’arresta oimé, t’accheta.
Merope. Fuggi pure
per questa volta ancor; da queste mani
non sempre fuggirai, non se credessi
di trucidarti a Polifonte in braccio.
Polidoro. O Dèi, che non m’ascolti?
Merope. Ma tu, pazzo,
tu pagherai... la tua canizie il colpo
m’arresta. E qual delirio? e quale ardire?
Polidoro. Dunque piú non conosci Polidoro?
Merope. Che?
Polidoro. Sì, t’accheta, ecco il tuo servo antico;
quegli son io, e quei che uccider vuoi
quegli è Cresfonte, è 'l figlio tuo.
Merope. Che! vive?
Polidoro. Se vive! Noi vedesti? Non vivrebbe
giá piú, s’io qui non era.
Merope. Oimé!