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canto quarto 397


si ritirar, ferir con gridi il cielo
gli Argivi e i morti trassero e avanzando
sempre piú innanzi andavano. Ma Apollo
da Pergamo mirò e mosso a sdegno
605con sonora animò voce i troiani:
     — Troian domacavalli, combattete,
né vi lasciate soprafar da’ greci
che non è il corpo lor sasso né ferro
per resister a l’armi spaccamembra,
610quando investiti son. Manca ora in oltre
di Teti benchiomata il figlio Achille,
che sta a le navi l’ira almicruciante
digerendo. — Cosí il terribil nume
da la cittá gridò; ma la lodata
615Tritogenia di Giove figlia i greci,
venuta al campo, ove pigri scorgesse,
eccitava. Diore Amarancide
quivi la sorte affisse, poiché dura
pietra presso il calcagno ne la destra
620gamba il colse: e dal fier de’ traci duce
Piro Imbrasi, che avea l’Eneo lasciato,
venne il colpo; ambi i nervi e l’osso il crudo
sasso infranse ed il miser ne la polve
supino cadde, ambe le mani aprendo
625ne lo spirare ai suoi cari compagni.
Accorse Piro il feritore e l’asta
gli ficcò ancor ne l’ombelico in modo
che gl’intestini su la terra uscio
e fosche ricoprir tenebre gli occhi;
630ma lui nel ritornar l’etol Toante
nel petto sopra la mammella colse
con l’asta; nel polmon si fisse il ferro
e Toante appressato la pesante
asta estrasse dal petto ed il coltello
635sguainò e nel mezzo del ventre ferillo
e la vita gli tolse. Ma de l’armi