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394 dell’iliade di omero


il ferro risonò, tal che atterrito
anche uom forte farebbesi. Qual suole,
495allor che in lido risonante i flutti
sottomovendo zefiro, a vicenda
gonfiansi e pria nel mar s’alzano e poi
rompendo a terra fremono e lá, dove
cima opponsi, urtan turgidi e la schiuma
500sputan marina; così allor le dense
de’ danai squadre per pugnar moveansi
a vicenda; de’ duci ognuno a’ suoi
comandava, ivan gli altri cheti e muti:
né seguir tanto popolo di voce
505non privo avreste detto — ma i lor duci
con silenzio temeano; intorno a tutti
l’armi varie splendean, di cui vestiti
con ordine ciascun moveva il passo.
     Ma i troian, quali in un d’uom ricco ovile
510pecore stanno senza fine e mentre
son del lor latte allegerite e munte,
degli agnelli la voce udendo e ’l grido
di belar non rifinano; il clamore
de’ troian così per l’ampia turba
515s’alzava al cielo: e non era il lor grido,
né la lingua uniforme, ma diverso
e misto il suon poiché da varie parti
s’eran raccolti. Questi Marte e quelli
l’occhiazzurra instigar godea Minerva,
520e non meno il Terror lurido e insieme
l’avversa sempre a infuriar Contesa,
suora di Marte omicida e compagna
che pria piccola sorge, ma da poi
pianta il capo nel cielo e su la terra
525passeggia. Essa su gli uni e gli altri amaro
gettò il contrasto e, rigirando intorno,
la smania in tutti ravvivò ed accrebbe.
Costor quando accozzarsi ne l’istesso