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392 dell’iliade di omero


ben so che amici in cuor di me pensieri
nodrisci e sensi forti in cor conformi.
Or lascia, ché di poi piacevolmente
ci uniremo e se detto alcun men grave
425ora sfuggi, rendanlo vano i dèi. —
Con questo li lasciò e ad altri andonne.
     Il magnanimo figlio di ’l’ideo
trovò Diomede fra guerniti carri
e fra cavalli. Eragli presso Sténelo
430di Capaneo. A questo il re Agamennone,
agre, esclamando, indirizzò rampogne:
     — Oimè, di Tideo armiperita prole,
perché temi? E perché riguardi intorno,
se vedi vie d’uscir? Non certamente
435Tideo temer solea, ma porsi innanzi
a’ compagni e feroce imprender pugna.
Cosí dicono quei che in armi il videro,
poich’io seco non fui, no i vidi; a tutti
dicesi soprastava. Egli per certo
440senza guerre in Micene entrò, facendo
forastier gente a Polinice unito.
Essi allor sotto le Tebane mura
opravan l’armi e per aver d’eroi
aita supplicavano; di darla
445quei bramavano, il lor prestando assenso,
ma Giove infausti fe’ veder prodigi.
Eglin partirò e lor cammin facendo,
giunti a l’Asopo altigiuneato, erboso,
Tideo mandaro ancor gli achei messaggio,
450il quale vi trovò ne la magione
del possente Eteocle seder molti
al convito cadinei. Né paventava
Tideo cavalcator, benché straniero
e sol fra tanti; ma sfidava a pugna
455e vincea tutti: tal gli dava Atena
favor. Ma irati gli spronacavalli