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386 dell’iliade di omero


205Onde alcun poscia de’ troiani alteri,
del rinomato Menelao la tomba
insultando: «Cosí (dica) suoi sdegni
adempia sempre Atride, come in danno
tanto esercito qua trasse e ritorno
210fece con ruine varie al patrio suolo,
il prode Menelao qui pur lasciando».
Cosí talun dirá: pria m’ingoiasse
l’ampia terra vorrei. — Ma confortollo
con questi detti il biondo Menelao.
215— Fa cuore, né atterrir la turba achea;
lo strai non penetrò, lo tenne indietro
l’armato cinto e sotto gli s’è opposta
la lorica ed ancor la di metallo
lamina fabbrefatta. — Allor riprese
220Agamennone: — Sia come tu dici,
fratello amato; la ferita acerba
medica mano allevierá e rimedi
ci userá tali che da doglia esente
n’andrai. — Quinci a Taltibio illustre araldo
225parlò: — Taltibio, fa che Macaone
qua senza indugio venga, d’Esculapio
medico insigne mortai figlio e tosto
visiti Menelao de’ greci duce,
cui de’ troiani o de’ lici perito
230saettator feri, dolore a noi
e a lui gloria. — Non fu punto restio
l’araldo ad ubbidir, sen gi ben pronto
de’ loricati achei per l’ampia turba,
di Macaon con gli occhi ricercando.
235Videlo, e intorno a lui popol feroce
di scudi adorno che seguir da Trica
cavaipossente il vollero; da presso
fattosi, gl’indirizzò veloci accenti:
— Affrettati, Asclepiade; Agamennone
240ti chiede, poiché brama che bentosto