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368 dell’iliade di omero


     Cosí disse; allegrarsi iliaci e greci,
de la guerra sperando infausta il fine.
1351 cavalli ritrassero a le file
e scesero e spogliarsi Tanni, in terra
l’une posando presso Taltre; breve
spazio correa tra questi e quelli. Ettorre
due mandò araldi a la cittá che tosto
140recassero gli agnelli e Priamo ancora
chiamassero. Agamennone a le cave
navi mandò Taltibio, che un agnello
recasse; né a ubbidire ei fu restio.
     Ma Iride in quel punto nunzia venne
145a Eléna bianchibraccia, avendo preso
di Laodice la forma, tra le figlie di
Priamo la piú bella, a la consorte
d’Antenore cognata, qual teneasi
TAntenoride re Elicaone.
150Trovolla in casa ch’ampio padiglione
lavorava splendente, duplicato
e molti figuravavi disastri
de’ troian cavalieri e de’ ferrati
achivi da le mani aspre di Marte
155per lei sofferti. Appressossi e in tal modo
Iride piéveloce a parlar prese:
— Su, cara sposa, vien mirabil cose
de’ troian cavalieri e de’ ferrati
achivi a rimirar. Quei che poc’anzi
160si faceano aspra guerra e che nel campo
di pugne atroci avidi furon tanto,
ora seggon tranquilli; ogn’ira cessa,
agli scudi s’appoggiano ed in terra
le lunghe aste stan fisse. Ma Alessandro
165e il guerrier Menelao con le lungh’aste
parte combatteranno e tu sarai
moglie di quel che avrá vittoria, detta. —
     Dolce con tai parole inspirò brama