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canto terzo 367


tutti arrestarsi, ma i chiomati achei
vèr lui saette e pietre a lanciar presero,
onde Agamennon re gridò: — Fermatevi
100o greci, non tirate, ché rassembra
parlar ci voglia il galeato Ettorre. —
     Disse, ed essi trattenersi e tantosto
stetter cheti, onde Ettor fra gli uni e gli altri
cosi parlò: — Troiani e greci, udite
105da me ciò ch’Alessandro, per cui tanto
contrasto nacque, ha detto: ei vuol che tutti
troiani ed achei sul fertil campo
posino l’armi e ch’egli e il caro a Marte
Menelao soli per Elena e per le
110sue ricchezze combattano. Qual d’essi
vittoria avrá, la donna e gli aver suoi
prenda e seco trasporti, ma noi altri
sacri patti e amistá giuriamei insieme. —
     A questi detti gli uni e gli altri tacquero,
115ma a tutti ragionò il buon Menelao.
— Ora me ancora udite, poiché me
sopra tutti ferisce il duro caso.
Spero che ormai si spartiranno argivi
e troiani, da poi che tanti mali
120per mia cagion e d’Alessandro autore
soffriste. A qual di noi s’appresti morte,
muoia, e voi separatevi ben tosto.
Ora agnelli arrecate, un bianco ed una
nera al sole e a la terra; a Giove noi
125ne recheremo un altro: ma si chiami
Priamo re che ferisca e i giuramenti
convalidi — poiché di poca fede
sono i suoi figli — accioché i sacri patti
da qualcuno non sian violati. Instabile
130de’giovani è la mente ognor, ma dove
vecchio interviene, innanzi e indietro a un tempo
riguarda e agli uni e agli altri insiem provede. —