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canto secondo 347


d’irsene in Argo, innanzi che scoprire
possiamo se di Giove egidarmato
o vera o falsa la promessa fosse.
Imperoché l’oltrapossente Giove
425averci allora dato il segno io dico,
quando per portar morte e strage a Troia
sopra i rapidi pin salir gli argivi,
a destra balenando e fausti auguri
pur facendo apparir. Nessuno adunque
430di tornar pensi a le paterne case
pria di giacer con troica donna e giusta
vendetta far del ratto e degli affanni
d’Elena. Che s’alcun tornar pur vuole
ebro di van desire, a la sua negra
435ben tavolata barca or or s’accosti,
acciò prima degli altri a morte vada.
Ma tu, o re, avverti bene, abbimi fede;
non è da trascurar ciò ch’io dirotti:
per genti e per ninnigli i tuoi soldati
440partir convienti, accioché gente a gente
e schiatta a schiatta aiuto rechi. Oprando
pur così e pronto l’ubbidire essendo,
qual militante e qual de’ duci prode
e qual sia vile imparerai, pugnando
445tutti da sé; conoscerai non meno,
se per voler divino o per viltate
o imperizia di guerra Ilio non cada. —
     Cui rispondendo Agamennon dicea:
— Certo i figli de’ greci ragionando
450superi, o vecchio, e così Giove e Apollo
e Pallade fra’ greci consiglieri
dieci a te somiglianti avesser dati;
l’alta cittá n’andrebbe tosto a terra
per noi presa e disfatta. Ma d’affanni
455Giove saturnio mi ricolma, in liti
e in vane avviluppandomi contese.