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poesie varie 301


XVII

     Deh inira a quanto dura ed aspra vita,
o reina del ciel, me Amor condanni;
alma non soffri mai trista e smarrita
di piú lievi cagion piú gravi affanni.
    Deh amabil madre, a discacciar m’aita33444434e
lui che in sua puritá non scema i danni:
tu cangia il cor, tu nuova via m’addita,
né piú lasciar ch’io perda i miglior anni.
     E ben io so il valor de’ caldi prieghi,
perché di un umil cor pietá tu senta
e perché al fine a un buon desir ti pieghi.
     Ma dammi tu che a me stesso i’ consenta
e ch’io con ferma voglia omai ti prieghi,
e non com’uom che d’ottener paventa.

XVIII

     Quel sembiante divin che poco innanti
a le grazie era nido ed agli amori,
morte pingendo va de’ suoi colori
e del crudo pensier par che si vanti.
    Giá giá nulla curando i nostri pianti,
perché assisa in quel volto ognun l’adori,
spegner minaccia gli oscurati ardori
e con un colpo solo uccider tanti.
     Ahi che giá in atto di ferir si reca!
Deh pria d’un sol desir fammi contento:
perché si torva mi riguardi e bieca?
     Pria di vibrar tuo colpo, un sol momento
mira quegli occhi e non ti finger cieca,
poi ferisci se puoi, ch’io mi contento.