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300 poesie varie


XV

     Deh s’or che, il saettar del sol temendo,
riparan l’aure qui, meco si stesse
chi ’l cor mi stringe e qui lieta sedendo
in dolce suono a ragionar prendesse;
    ed io vive d’amor rime leggendo,
l’entrassi al cor si che pietá intendesse
onde il legger talora interrompendo...
O ben sofferto il duol che l’alma oppresse!
     Si vaneggio, ma oimé la dolce idea
tutta in un gran sospir veggio disfarsi,
quando parte il pensier da cui pendea.
     E tal mi fo, qual suol l’avaro farsi,
che allor che in sogno gran tesor stringea,
vuota sente la mano in risvegliarsi.

XVI

     Franco augellin, ch’uscir di guai si crede,
talora in stanza adorna il volo sciolse
e verso lá tutto desio si volse,
onde il lucido giorno entrar si vede;
    ma poco va che trattenersi il piede
sente dal filo che fanciul gli avvolse,
e cade al suol con l’ali larghe e duolse.
né tenta piú, né piú in sue piume ha fede.
     Cosi d’erger mia mente e de l’impaccio
uscir di quel pensier ch’ognor mi preme,
prov’io talor, ma poi ricado e giaccio.
     Poiché d’intorno al cor, che indarno geme,
sento stringersi allor l’usato laccio,
e in pena de l’ardir perdo la speme.