Pagina:Maffei, Scipione – Opere drammatiche e poesie varie, 1928 – BEIC 1866557.djvu/279


poesie varie 273


     Ogni buon raggio di suprema face
sdegna illustrar per noi la via primiera
e infiammar l’alme di valor verace. —
     Fra questi detti per l’eccelsa sfera
vivi lumi veder piú volte fèrsi
qual di fronte dimessa e qual d’altera.
     Ma coni’ io tacqui, ei ripigliò: — Perversi
li due secoli or corsi io ben mirai
lasciar gli alti sentier di sangue aspersi.
     Tutto in prima previdi, e tu non sai
quanto, allora che mosse il fatai Carlo,
con l’angelo de’ Franchi io qui pugnai.
     Ma vostre colpe al fin valsero a trarlo
su vostri campi ed in gran parte quelle
di lui che men d’ogn’altro dovea farlo.
     Quante da indi in poi guerre novelle
’Alpi atterrite ogn’or portan sul dorso!
Ogni riparo a tanta rabbia è imbelle.
     Ma or volgonsi gli astri a miglior córso,
né tu dèi dir che ad ogni cor sia tolta
quella virtú che ’l tempo ornò giá corso.
     O mente umana d’error cieco involta!
Quantunque il ben si veggia innanzi, altrove
solo in quel che giá fu pur sempre è volta.
     Mira colá, donde bambino muove
il re de’ fiumi, e di’ s’ivi ti sembra
ch’uom deggia invidiar le antiche prove.
     Vedi l’alto signor? Non ti rimembra
come il gran petto al fier torrente oppose
con quel valor che sol sé stesso assembra?
     Ed oh. seguendo i suoi pensier, quai cose
egli facea! Ma non ben fermo io vidi
dii negli alti desir seco s’espose.
     Pur vinse al fine, e al fin con lunghi stridi
lunge spiegò l’augel pugnace il volo,
gli occhi in van rivolgendo ai duo grandi nidi.