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tanto d’uscir bramosi argin tu metti,

e i tieni avvinti e stretti.
Eoi.o. Pronto eseguisco, al popol mio feroce
legge sará tua voce.
Spirti indomabili,
qual nuovo fremito?
Vano è l’orgoglio,
in queste orribili
due grotte rapidi
inabissatevi.
Sbucar non sperisi
per lungo spazio.
I ceppi ferrei
che giova mordere?
Sotto ’l mio imperio
qui convien fremere,
spirti indomabili.
(Fa entrare i cattivi e tempestosi venti in due gran caverne, che sono
da l’una parte e da l’altra; poi ripiglia.)
E perché lieti a la bramata riva
giungan tuoi fidi, o diva,
eccoti in libertá leggiadri e snelli
i miti venticelli.
(Qui si fanno avanti gli altri venti che, salendo su le nuvole, ciascun
di essi dá mano a una de Paure e, condottele in terra, formano insieme
un ballo.)
Giunone.   Molto ti debbo, o re;
ma nuova grazia io bramo ancor da te.
Volgendo gli anni, nell’Italia bella
sappi che fian di questi miei pastori
su nobil scena armonica e novella
favoleggiati un giorno i casti amori.
Per udir si bei casi
in via porransi a stuolo