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ci ricorda la madre?

Morasto.   O sommi dèi,
per quali occulte vie
conducete i mortali !
[.ICORI. E a quanta gioia
serbaste i giorni miei!
Dalla gioia e dall’amore
il mio seno è quasi oppresso;
questo è Osmino, io sento il core
farmi fede ch’egli è desso.
Morasto.   Cosi da morte a vita
in un punto risorgo.
Osmino.   A me germano
dunque, amico, tu sei.
Et. ri\a. Licori, il cielo
ti ristorò dalle sventure tue,
un Osmino perdesti
e ne ritrovi due.
Morasto.   Al mio furore
deh perdona, cor mio;
tu vedi ch’ei non era altro che amore.
Licori.   E per voler te solo, io te sprezzai,
talché odiar mi facea lo stesso amore.
E se pur altri amai,
infedel mi facea la sola fede
Narf.tr. Certo piú fida ninfa il sol non vede.
Licori.   Ma perché porti tu quel fiero nome?
Morasto.   Posto mi fu dai traci.
Et. pina. O quanta a Sciro
porterem gioia e meraviglia, e come
saranci tutti intorno!
NaRf.tr. Al buon Alceo
parmi veder giú per le crespe guance
di sua letizia in segno
le lagrime cader senza ritegno.
Licori.   Ma che indugiar? Diansi ben tosto a’ venti