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vo’ che mi parli ; ma la generosa
arte di correr mari
non fia che da un bifolco Oralto impari.
NARETE. Deh ti piega, deh consenti,
mira il pianto, odi i lamenti
e ti muova oro o pietá.
In sciagure si infelici,
in disastri si funesti
anche tu cader potresti.
Anche noi fummo felici,
ma sua sorte uomo non sa.
SCENA IV
Osmino e Licori.
Osmino. O felice
esilio mio!
Licori. Parmi pur anco un sogno.
Come pria non m’avvidi,
quanto, Alceo, rassomiglia
il volto tuo negli occhi e nelle ciglia !
Ora intendo perché dei nostri nomi
sien qui le piante impresse.
Ma dimmi il ver: servasti entro al tuo petto
la memoria e l’affetto?
Osmino. Per te son tutto amore.
Licori. Or ti prepara
a tutti raccontarmi i casi tuoi,
fin da quando cadesti in man de’ traci.
Osmino. Che gran venture a un tratto! Intera trovo
dei genitor contezza,
e di si cara ninfa acquisto io faccio.