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ATTO SECONDO

SCENA I

Morasto e Licori.

Morasto.   Leggiadra ninfa, Oralto il mio signore,

che tu con tua beltá servo ti fèsti,
forte si duol di te. Perché, se seco
ei gode ragionar, tu dispettosa
il fuggi si? Ben se’ schiva e ritrosa.
Licori.   Tal per natura io sono, e se non fossi,
tal qui farmi vorrei.
Morasto.   Ma tu non pensi
che in sua mano ora sei, ch’egli qui regna
Licori.   Sopra i voler non si dá regno; al primo
cenno di feritá ch’io scorga in lui,
in mar mi getto e sua
piú non sono, né d’altrui.
Morasto.   O generoso cor! o mia speranza!
Ma dimmi: s’altri di men fiero aspetto
premio dell’amor suo
chiedesse l’amor tuo?
Licori.   Perderia il tempo e l’opra.
Prima faran gli augei nell’onde il nido
e prima i pesci lo faran ne’ boschi,
che si vegga Licori
vaneggiar fra gli amori.