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Alfonso.   È vero,

ora il conosco. Adunque perdonatemi,
Ermondo, quel disdegno, che sol nacque
da mero caso e da amore.
Ermondo.   Io vi auguro
ogni bene.
Anselmo.   Cerchiamo in grazia Ersilia
ch’è in quell’altro viale e diamle questa
bizzarra nuova. Son venuto qua
con un genero e parto con un altro.
Ermondo.   Io non mi lascio piú veder da Ersilia.
S’accosta Idalba: che dirá costei,
quando saprá la novitá che nasce?

SCENA III

Idalba ed Ermondo.

Idalba.   Che fa ella qui? lo me n’andava a casa

il nostro Anseimo, sol per ritrovarmi
a le di lei allegrezze.
Ermondo.   Non ci ha
allegrezze per me. Giunto è quel Flavio
cui fu Ersilia promessa, io piú non penso
a lei, come se vista non l’avessi.
Idalba.   Questo m’è caro grandemente; or poi
ch’ella si trova in libertá, dovrebbe
con persona accoppiarsi, cui sien grati
i suoi costumi e spezialmente l’uso
suo proprio del parlare. Io assai mi studio
d’imitarla e ne prendo anche lezione
da cert’altro, ma incontro spesso delle
stravaganze. Ier sera essendo nella
sala di certa mia parente, ch’era
illuminata assai, mi rallegrai