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Ora altra voglia ho che di grondare.

Lippo.   Qui non c’è gronda né pioggia: stanotte
si toccherá la mano.
Alfons > Il so pur troppo.
Lippo.   Non vi voglion per nulla, e tutti vogliono
solamente quell’altro.
Alfonso.   Or hai tu altro
da nunziarmi il mio pazzo?
í.ippo. Ma voi
non sapete il perché; voi non sapete
come sta la faccenda: cercan voi.
prendendo quello; quegli è come voi;
séte voi che si ammoglia, ma la sposa
l’avrá quell’altro; e a voi la dá suo padre,
ma Ermondo dormirá con essa, lo dico...
io dico ben, se ben m’imbroglio un poco.
At.fonso. Deh! adagio, prendi fiato, parla chiaro.
Lippo.   Dico ch’Ermondo vieti creduto Flavio;
onde, se vi dá l’animo di fare
che si conosca che voi siete voi,
non la daranno piú a lui.
Alfonso.   Che di’ tu.
Lippo? E possibil ciò? Come ne puoi
saper tanto?
Lippo.   Da Aliso il cameriere,
ch’è mio amico, rilevo eli’è cosi
come vi espongo; perché il suo padrone
arrabbia che lo chiamali Flavio e che
non voglion ch’egli sia chi è; ma
per accomodarsi ed aver la fanciulla,
per cui è cotto, il furbo lascia correre,
pensando poi — non mi ricordo il come
rappattumare ogni cosa.
Alfonso.   Un c o c h i n o
convien ch’e’sia; ben ne avrá ciò che merita.
Vo’ a ritrovarlo súbito e gl’insegno