Pagina:Maffei, Scipione – Opere drammatiche e poesie varie, 1928 – BEIC 1866557.djvu/193


atto secondo 187


SCENA VII

Ersilia, Idalba e Despina.

Ersilia.   E che vi pare del far di costui?

Sapete, Idalba, che mi viene in animo
ch’ei possa esser quel Flavio che debb’esser
il mio sposo e per cui mio padre a lungo
ha trattato con lettere? Quel tocco,
che mi ha dato, di nozze si può dire
stabilite, quel motto sí improviso,
la passion che mostra, tutto accoppiasi
per farmi sospettar cosí.
In alba.   Voi dite
benissimo, l’indizio è assai potente.
Forse è adirato ed afflitto, perché
avrá saputo ch’Ermondo è in possesso
di frequentar la vostra casa e di
parlarvi a voglia sua, molto ben visto
dal vostro genitore.
Ersilia.   Ed aggiungete
che gli avran detto che il negozio è fatto,
come suol far chi parla a caso e chi
de’ fatti altrui s’intromette con tanto
gusto e dice ciò ch’è e che non è,
dando per fatto ciò ch’egli s’immagina
potersi fare. Il segnal certamente
del parlar da Raguet tanto compete
a l’uno come a l’altro.
Idalba.   Se quest’è.
amica, voi non ci perdete nulla,
perché anche questo è giovane garbato,
anzi ha miglior aria.
Ersilia.   Ma per dirlavi,