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186 il raguet


Ersilia.   Che noti tu, Despina, con la

penna da lapis?
Dkspina.   Fo il conto di quanto
costò, e trovo che quattro volte venti
vien a sommare ottanta.
Alfonso.   Per l’appunto;
ma è parolaccia ben triviale ottanta.
Or parliam d’altro. Questo bel paese
giá il primo di m’ha sciarmato. Le dame
ci son di molto merito e ripiene
di belle doti, ma pur c’è chi debita
che non si piccan punto di costanza,
né di fede.
Ersilia.   Su questo non saprei
che risponderle.
Alfonso.   Avrebbe inteso mai
che si fosse trattato, anzi conchiuso
un maritaggio, e che da un giorno all’altro
si mutasse pensiero e si lasciasse
un galantuomo attrapato?
Ersilia.   Che razza
d’interrogazione? E a qual proposito
parla costui cosí?
Alfonso.   Mi par d’averla
con questo detto sciagrinata; il che
mi spiace assai, perch’io cerco di fare
a le signore solo pulizie.
Despina.   Che dovria forse far delle sporcizie?
E pure ha il giustacore poco netto.
Alfonso.   Ma poiché alla dimanda da me fattale
non risponde, per darle agio a pensarci,
io mi tiro d’affare e io me ne vado.