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178 il raguet


non fallerò certamente; e per esserne

piú sicuro, a color che a l’osteria
mi han dimandato il vostro nome ho detto
che non ne avete nissuno.
Alfonso.   Io non voglio
allontanarmi, andrò girando attorno;
ben troverò con cui ciarlare, poiché
entrando qua dentro, sono stato
interpellato e mi hanno fatto circolo:
perch’io, ben conoscendo il tempo, ho súbito
incominciato il mio parlar moderno.
Tu vanne a casa e cava fuori e visita
gli abiti e, quanto c’è, rassetta bene
ogni cosa ed esamina se tutto
è in buon essere.

SCENA II

Despina e Anselmo.

Despina.   Il nostro forastiere,

signor Anselmo, non c’è piú per nulla.
N’è arrivato un altro che lo supera
di molto. Io son venuta, avendo appena
finito il desinare, dal custode
del giardino per prendere que’ fiori
che la padrona gli avea dati in serbo.
In quello entrava dentro un gentiluomo
ch’io non ho piú veduto. Alcuni giovani,
che a sorte eran quivi, conoscendo
ch’era straniero e fresco ancor del viaggio,
per quel furore, ch’ora è universale,
di saper nuove delle guerre l’hanno
abbordato e gli han chiesto. Quegli allora
gli ha soddisfatti, ma sempre nel gergo
d’Ermondo; e mi parea d’udir lui stesso.