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174 il raguet


al favellar comune, e tanto piú

or che siamo in Toscana, ove si parla
bene. Quel mescolar tanti e poi tanti
francesismi vi rende oscuro e molto
disgustoso a chi sa la buona lingua,
Io che nacqui francese, se ben fatto
per cosí lungo soggiorno italiano,
intendo tutto benissimo; ma
non avvien cosí agli altri.
Ermondo.   Eh tu se’ matto,
tu non sai che cosí si fa figura
di virtuoso, nobile, pulito,
venuto di lontano. Vuoi tu forse
ch’io parli come fa la plebe? Sai
tu che per tal parlare io son vicino
a far la mia fortuna? Quella giovane
ha buona dote, e c’è gran fondamento
di sperar molto piú: tu vedi quali
accoglienze e finezze ognor mi faccia
suo padre. Or sappi ch’ei non prese a farmele,
se non quando m’udi parlare in questo
modo. Ora vedi tu quanto t’inganni.
Ai.iso.   Per veritá questo ancòra è un intingolo
ch’io non comprendo. Ersilia è un buon partito
e ambito qui da piú d’uno: ora come
in cosí pochi dí voi siate fatto
padron di casa, io ne strabilio.
Ermondo.   In vero
me ne stupisco io stesso; ma introdotto
ch’io fui, udendo che vengo pur ora
di Lombardia, mi fecer buona cera
e incominciaro a squadrarmi ed a farmi
varie richieste; ma allorché m’udiro
parlar cosí galante, ad ogni nuova
frase fra lor si guardavano e insieme
sogghignavano e tosto raddoppiarono