v’ama teneramente; al fin voi fate
un maritaggio convenevolissimo,
gli metteremo intorno i parenti,
gli amici. Che sará mai? Cosa fatta
capo ha; ci vuol spirito e non altro.
Orazio. E chi sa poi, se de l’istesso genio
sia la signora Camilla?
Camilla. Potrebbe
bene a quest’ora averlo conosciuto.
Non desidero altro; e non avendo
padre, quando ubbidisco alla signora
madre, non ho da cercar altro.
Orazio. Or dunque
sia in buon punto: la mano ecco e la fede;
non prenderò altra donna mai.
Camilla. Né io
altr’uomo mai.
Massimo. (rivoltandosi). O lá che giocolino
è cotesto.
Aurklia. Ma ormai le cerimonie
van troppo avanti.
Antea. Ell’è una cerimonia
franzese; nel finire i complimenti
volea baciarle la mano.
Leandro. Gli è vero,
si fa cosí dai franzesi.
Aurelia. Son dunque
cerimoniosi ancor piú di noi
coloro.
Bruno. Sì, signora, con le mani
e con le braccia de le donne fanno
cerimonie grandissime.
Leandro. Ora tutto
va ben, sottoscriviamo.
Massimo. Eccoci pronti.
Leandro. Lodato il cielo, è pur fatta!