Pagina:Maffei, Scipione – Opere drammatiche e poesie varie, 1928 – BEIC 1866557.djvu/154

148 le cerimonie


Bruno.   Meglio; e però è giusto

che prosegua cosí tua nobil razza.
Trespolo.   Quel ch’ora i’ penso è a buscar mance assai.
O se sapessi una dozina almanco
di quelle belle parole che dice
la padrona!
Bruno.   Di’ un poco: a che ora è posto
l’ordine?
Trespolo.   Non si presto per dar tempo
a piú cose; ma bisogna ch’io men vada.
A rivederci.
Bruno.   Addio.

SCENA IV

Leandro e Orazio.

Leandro.   I’ ho ben caro

che tu sia qui; bisogna esser solleciti,
poiché fra poco andremo al palio.
Orazio.   Io giá
sarei tornato da un’ora, se l’essere
stato per suo comando a cena dal
signor Valerio non m’avesse a forza
trattenuto finor.
Leandro.   L’averti un uomo
di tanta autoritá, cosí distinto,
solennizando in certo modo con
tal convito il tuo arrivo in patria, m’ha
posto in necessitá di non lasciarti
mancare.
Orazio.   Ma con quanta sofferenza,
m’è convenuto pagar quest’onore!
In prima era giá in tavola da un pezzo
che ancor si contendea distribuendo