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atto terzo 115


signor Orazio, perché, non essendoci

mia madre, parmi poco convenevole
esser veduta con lei.
Orazio.   O che scrupoli!
Che mal c’è qui? E non siam noi per essere
sí strettamente congiunti fra poco?
Vispo.   Si serva, signor cavalier, si accomodi
pure, ché quanto a me i fatti d’altri
non gli ridico mai.
Orazio.   Io vi ringrazio,
buon giovane, ed io pur non lascerò
di riconoscere il vostro buon animo.
Vispo.   Quando comanda.
Camilla.   Io debbo ringraziarla
del bel ventaglio che m’ha favorito.
Mi dié licenza la signora madre
di riceverlo, ed ecco ch’io lo porto.
Orazio.   È troppo fortunato quel ventaglio.
Ma dica un poco: è al tutto stabilito
il maritaggio suo col signor Massimo?
Camilla.   Può dirsi stabilito: in ogni cosa
s’è convenuto, si fará la scritta
a momenti e le nozze parimente.
Orazio.   Pure è in suo arbitrio ancora il rinunziarvi,
volendo. Deh! se nel suo cuor la minima
parte provasse di ciò ch’io pur sento
nel mio dal primo punto che ho avuta
la sorte di vederla, io l’assicuro
che facilmente un pretesto ed il modo
troverebbe ben presto di sturbare
il contratto e di porsi in libertá
totale.
Camilla.   Scherza forse? Quanto a me
piú facil forse sarei da disporre
ch’ella non crede, e mia madre altresí
assai piú genio avrebbe al suo partito