Pagina:Maffei, Scipione – Opere drammatiche e poesie varie, 1928 – BEIC 1866557.djvu/119


atto terzo 113


l’anno pagare un dazio. Al maritaggio

di mio zio con la sua signora figlia
sarebbe meglio passar di concerto.
Per altro troppe sono le gabelle:
uno sposo ora la sera solenne
né pur può farsi cavar le calzette
senza dar mano alla borsa. Or mi dica:
piacerebbele forse di vedere
il regalo? Ci son cose bellissime
e non piú qui vedute.
Antea.   Troppo onore,
accetterei la sua gentile offerta,
se non temessi riuscirle d’aggravio.
Aurelia.   Anzi l’avrò per un singolarissimo
favore e potrò aggiungerlo ai grand’obblighi
che le professo. Resti pur servita.
Antea.   Non debbo aggiunger nuovo mancamento,
faccia la strada.
Aurelia.   Pur lei.
Antea.   Anzi lei.
Vispo.   Che schifiltá! Che lezi! La padrona
vuol ch’entri prima l’altra e si va in casa
sua.
Trespolo.   Siamo a quel di sempre.
Vispo.   Queste giá
se in un concorso trovansi, son quelle
che impediscono tutta la brigata,
tenendo tutte l’altre in sommo incomodo,
fin ch’abbian fatte le lor ciance.
Antea.   Torna
tosto da mia sorella — dico a te,
Vispo — e accompagna la Camilla a casa;
poi vieni.
Vispo.   Vado subito.
Trespolo.   Ed io intanto
con sua licenza, signora, anderò