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atto terzo 109


non ci son dunque cerimonie in Francia?

e altrove? E credi tu che sien native
d’Italia? Sappi che a l’Italia furono
affatto ignote, avanti che non molto
piú di due secoli fa, ci venissero
a soggiornare e a dominar stranieri.
Vero è che, come in ogni cosa suole,
passò innanzi e le accrebbe; ma per altro,
se osserverai, fino i termini e i modi
de’ complimenti sono d’altre lingue,
e per l’appunto in fraseggiar franzese.
Non sono in Francia rituali, visite,
e ragionar con un per voi, qual se
fossero piú, e ufizi grandi con le
ginocchia delle femine e continui
torcimenti e smorfiosi atti col volto,
con la vita, co’ piedi, con le mani?
E che direm dell’uso di lodare
e adular sempre colui con cui tratti?
Che dell’andare intercalando sempre
ridicolmente il parlar con l’«onore»
e col «vantaggio» e co’ «rispetti»? E che
del creder mala creanza il negare?
e però ne’ discorsi, o affermar sempre
o dimandar perdonanza? Talché
non odi altro, e fino interrogando:
«Piov’egli?», ti daranno per risposta:
«Io vi dimando perdón, signor no».
Vero è per altro che in Francia piú libero
in certe cose è il vivere ed esente
da piú seccagini che si hanno altrove;
ma da l’altre nazion questo non s’imita,
per l’accordo segreto in cui giá sono
convenute di tôrre dai franzesi
quel che hanno di cattivo e quel che nuoce,
non quel che hanno di buon, né quel che giova.