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ATTO QUARTO | 119 |
Circondavasi un giorno, e tu lo amasti;
Né fino ad ora egli ti offese. Io sono
Un povero garzone, e farti un merto
Tu puoi per mezzo mio; chè saggio avviso
È d’offrire al coltello un agnellino
Per placar la temuta ira d’un nume.
Ma sono io forse un traditor?
Piegarsi
Repugnante al voler del suo signore
Anche il buono potrebbe. A’ miei sospetti
Perdona. Il mio pensar non ti trasmuta,
Macduffo; e qual tu sei rimani ognora.
Non perdono di luce i cherubini
Benchè sieno dal cielo i più lucenti
Di lor caduti. Se vestir le forme
Della virtù dovesse il più schifoso
Dèmone dell’inferno, ella d’aspetto
Non cangeria.
Perdute, oimè, son tutte
Le mie speranze!
E dove i miei timori
Forse io trovai. — Ma che? La sposa, i figli,
Questi pegni d’amore all’uom sì cari;
Lasciar potevi tu senza un addio,
Senza un bacio, in balia di quel tiranno?