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zona africana che appartiene veramente fino ail’Atlante al sistema europeo. E sulle cime dell’Atlante sventolò la bandiera di Roma quando, rovesciata Cartagine, il Mediterraneo si chiamò Mare nostro. Fummo padroni fino al 5° secolo, di tutta quella regione. Oggi i Francesi l’adocchiano e l’avranno, tra non molto, se noi non l’abbiamo». (Pag. 311. Scritti di Politica ed Economia — Sonzogno). I fatti — a distanza di poco più di mezzo secolo — si sono matimaticamente avverati, certamente non con vantaggio politico ed economico dell’Italia.

Francesco Crispi — come vedremo meglio in sèguito — era e fu l’unico Statista dell’Italia unita il quale, pur avendo dovuto repudiare il fiero sentimente repubblicano del Maestro, intuì chiaramente le necessità ineluttabili ed inderogabili dell’Italia, interpetrando, lui monarchico per senno politico grande, egregiamente il pensiero del Mazzini. Il quale, nello stesso scritto, di cui abbiamo citato un brano più sopra, si esprimeva così, contro l’opinione dei moderati (fin troppo) del tempo suo: «Le grandi idee, noi lo abbiamo detto più volte, fanno i grandi popoli. E le idee non sono grandi per i popoli se non in quanto travalicano i loro confini. Un popolo non è grande se non a patto di compire una grande e santa missione nel mondo, come appunto l’importanza e il valore di un individuo si misura da ciò ch’ei compie a pro della società nella quale ei vive». (p. 812).

Dopo questo, ci si domanda perplessi perchè Francesco Crispi fu ripetutamente ed insanamente accusato di megalomania o, se volete, per dirla con Ferdinando Martini, che pure lo amò e lo difese, di grandezzate.

Il Crispi, invece, poichè era genuino uomo rivoluzionario, pur essendo convinto servitore e — si potrebbe dire — salvatore della Monarchia ed artefice sommo dell’unità ed unificazione d’Italia, voleva fondare l’impero italiano. Egli