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direttore, concedeva, in cambio di Chisimaio, i porti di Brava, Merca, Mogadiscio ed Uarscèich (Benàdir=porti, in indiano), stabilendo il fiume Giuba come confine tra i possedimenti italiani ed inglesi.

Ma, contemporaneamente, avendo il Sultano di Obbia chiesto il prottettorato dell’Italia, Crispi si affrettò a concederlo, valendosi dell’opera del Cav. Filonardi, console italiano di Zanzibàr. Anche il sultano dei Migiurtini, Osmàn Mahmùd, col consenso di Alì Iùssuf, sultano di Òbbia, chiese il protettorato dell’Italia sul tratto di costa da lui dipendente, da Ras Auàd sino alla vallata del Nogàl (Ras Beduìn). Tali concessioni erano costate all’Italia 1800 talleri all’anno da pagare al Sultano dei Migiurtini, e 600 talleri da pagare a quello di Òbbia.

Francesco Crispi, avendo notificati alle Potenze tali protettorati, in data 16 maggio 1889, mise anche sotto il prottettorato italiano i tratti di costa, riconosciuti come proprietà del Sultano di Zanzibàr. Anche ciò fu communicato alle potenze, in data 15 novembre dello stesso anno.

Ci furono, naturalmente, proteste da parte della Compagnia germanica; ma non ebbero sèguito, perchè i diritti che essa accampava su quei territori erano puramente economici ed agricoli, non esistendo nessun vincolo politico che potesse validamente contrastare al protettorato della Italia. Il 24 maggio 1891, dopo che il Filonardi occupò Atol, cui impose il nome di Itala, venne firmato a Roma un protocollo fra l’Italia e l’Inghilterra per delimitare le loro rispettive zone di influenza in quella parte dell’Africa orientale. L’Italia ottenne il protettorato dal Capo Chil alla foce del Giuba, che proprio in quel tempo si andava esplorando.

Finalmente, nell’agosto del 1892, il Sultano di Zanzibàr concedeva al Governo italiano l’amministrazione dei porti del Benàdir: Brava, Merca, Mogadiscio ed Uarscèich, con