Pagina:Macaluso Aleo - I primi passi dell'Italia in Africa, 1932.pdf/6


— 294 —

polata e quasi selvaggia Africa. Intanto, le migliori energie della nazione anzichè essere rivolte alla possibile ricerca di una sfera di influenza politica od economica, vantaggiosa anche nel futuro per il giovane regno, venivano sciupate nella chimerica ricerca per la fondazione di una colonia penale. Sfuggiva certamente alla mente dei governanti del tempo la fatalità per l’Italia, diventata grande nazione, di volgere anzitutto lo sguardo all’opposta sponda africana, dove c’era tanto da fare per le molteplici attività delle sue genti sobrie e prolifiche, tenaci come l’ostrica allo scoglio, industri e parche come formiche, intelligenti e vivaci, perchè genti di questo mare Mediterraneo che, riscaldando il sangue, dà forza, vigore e vivacità somma allo spirito.

Intanto, il pulviscolo umano, uscito dall’inesausto grembo e fecondo delle madri d’Italia, andava ramingo per il mondo, in cerca di fortuna e di vita meno grama, talvolta, ma, per lo più, in cerca del tozzo di pane quotidiano, perchè:

          «Sotto il tuo cielo a me fu scarso il pane
          E triste l’oggi e buia la dimane»

e cosí, incessantemente, il ruscello, ingrossandosi, diventava fiume e la gente d’Italia nell’America del sud e altrove doveva prendere, (il cuore si spezza a dirlo) il posto dei Negri nelle fazendas, argentine e brasiliane.

Eppure, questa gente d’Italia «dalle molte vite» andava piena il braccio e la mente di energia creatrice e ben salda in cuore la speranza della resurrezione.

Del resto, Giuseppe Mazzini aveva, con voce di profeta e con cuore di devotissimo figlio d’Italia, additata la via della grandezza italiana e dei còmpiti che la civiltà commetteva nelle mani della giovanissima Nazione. Ma la parola del Genovese era tagliente e rovente, era come quellna che à la forza di smuovere le energie assopite, era