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maniere, «dell’appoggio che l’Italia è prestato lealmente negli ultimi anni al governo di Sua Maestà britannica in ogni questione che riguardasse l’Inghilterra in qualsiasi guisa», egli si decise a consigliare prudenza e pazienza agli Egiziani, ai quali sarebbe data sodisfazione.

La risposta evasiva tendeva a guadagnar tempo.

Infatti, la buona occasione non mancò; e fu quando, nata la ribellione di Arabi Pascià contro il Chèdive Ismail, accusato di voler dilapidare e di aver dilapidato il patrimonio dello Stato, con la sua grandigia e generosità, l’Inghilterra dovette far causa comune con l’Egitto, per il fatto della grave insurrezione del mahd di Dongola, Mohàmmed Ahmed.

Ma l’Egitto, in verità, prima che gli Europei si interessassero direttamente e con passione agli affari dell’Africa, aveva tentato di estendere i suoi domini, sin oltre il Sudàn. Il movente di tale espansione, oltre che economico, era anche religioso-politico, essendo gli Abissini cristiani e gli Egiziani mussulmani. Ora, padrone delle coste del Mar Rosso, l’Egitto teneva schiavo o quasi l’impero etiopico, perchè questo, per rifornirsi, specialmente di armi, doveva far capo ai porti egiziani del Mar Rosso e, particolarmente, a quello di Massaua. Così, due spedizioni, mandate contre l’Etiopia, erano state annientate, per modo che quest’impero aveva potuto stipulare con l’Inghilterra il Trattato Hewett, il 3 giugno 1884. Con questo trattato, il re Giovanni permetteva alle truppe egiziane del Sudàn di sconfinare in territorio etiopico e di là, senza molestie, raggiungere Massaua. Gli Etiopi, dal canto loro, ottenevano:

1° la libertà di transito nei porti dell’Egitto nel Mar Rosso di tutte le merci dirette in Abissinia, comprese armi e munizioni, nonchè quelle da questo paese esportate;