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invece, fatta sbarcare una compagnia di soldati ad Assàb, portatavi dalla nave «Chartùm», diede ordine che fosse sfondata la porta ed occupata la casa dai soldati stessi.

Il governo italiano protestò a sua volta e gli Egiziani si ritirarono, a patto che la località di pertinenza della Rubattino avesse carattere escclusivamente privato ed intenti commerciali. Così, cedendo, Assàb restò per oltre dieci anni alla compagnia di navigazione suddetta. Ma il Sapeto — com’era naturale — non aveva perduto il suo tempo e, nel frattempo, aveva acquistato un territorio per 36 miglia di costa con un hinterland di 630 kmq.

Assàb, adunque, per quanto piccolo, assumeva le sembianze di un vero e proprio dominio coloniale. Il Governo intervenne e, con legge 5 luglio 1882, fu senz’altro dichiarato territorio coloniale italiano. Il Cairoli aveva poco prima già provveduto a nominarvi un commissario civile.

La cessione della Colonia di Assàb, fatta dalla Rubattino al Governo italiano, avvenne a queste condizioni: che la predetta Società di navigazione Rubattino cedeva al Governo nazionale, in data 10 marzo 1882, tutti i diritti che questa vantava sul territorio oggetto della cessione, mediante il pagamento da parte dell’acquirente di lire 416 mila, pagabili in tre annualità di 138. 666, 66 ciascuna. E, finalmente, con la legge suddetta, veniva per la prima volta iscritta nel bilancio italiano la — dice con malcelata ironia il Palamenghi — somma cospicua di lire 60 mila per i bisogni della prima colonia italiana!...» (p. 85). E Gustavo Chiesi, (p. 27) dal canto suo, scrisse: «La nostra entrata ufficiale nel consorzio delle potenze colonizzatrici dell’Africa... non fu certo clamorosa e trionafale. Nondimeno, bastò per assegnarci nella generale competizione, un posto che, comunque giudicato nel primo momento e sotto l’influsso di preconcetti politici e parti-