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ci fanno mai intravvedere dissensi fra zio e nipote; anzi ogni volta che il nome dell’Ubaldini s’incontra, lo troviamo pronunciato con la massima deferenza. Quando nel 1498 venne a morte, così Elisabetta come Guidubaldo ne diedero partecipazione ai marchesi di Mantova, dimostrando il più sincero dolore. La prima infatti scriveva:

Illma et Exma Domina Cognata et soror honma,

Essendo questa matina successa la morte de lo ill. S. Octaviano mio zio quale passò da questa vita a l’altra ad hore nove cum bonissima dispositione, m’è parso el debito significarne a V. Ex. Hozi è il XV de la infirmità de sua S. qual è stata febre flemmatica. Non ne ho più presto dato adviso là, perchè li medici e tucti per lo meglioramento grande havea facto ne aspettavano la liberatione o ad minus che ’l mal suo andasse ad un certo più lungo termine.Ma el pto Sr confidando nel meglioramento desiderava sempre retornarsi ad Urbino, imaginandosi in brevi doppo lo arrivar suo esser guarito: il che e da li medici e da tucti noi altri li era contradicto assai. Nondimeno fo necessario satisfare al suo intenso desiderio et così hogi fu il quarto dì che Sua S. fo portata da li homini in un lecto da Ugobio perfino a Canthiana, dove gionto se trovò alterato per forma che tucta la nocte stecte malissimo senza mai reposarsi. Depoi fu portato qui, dove non giovando humano aiuto, immo ognhora declinando, è morto tanto catolicamente quanto sia possibile ad imaginare, cum dolor del S. et de tucti li suoi molto intenso; et io ne ho preso molto ben la parte mia come si ricerca per lo amore e le chareze che sempre me ha facte da patre. El S. intende e si prepara de farli honore come è obligato. Idio per sua clementia habia misericordia a l’anima sua.

A la Ex. V. insieme con lo S. mio ill.mo de continuo me recomando.

Callij, XXVII julij 1498.

Soror
ELISABETH FEL. DE GONZAGA
Ducissa Urbini