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Strozzi fece rappresentare una sua commedia1. Il 15 maggio era a Venezia, ove si trattenne solo quattro o cinque giorni, uggita dagli interminabili ricevimenti ufficiali, che non permettevano alla sua giovinezza espansiva e vivace la libertà che avrebbe voluta2. Benedetto Capilupo informava di tutto la Duchessa, la quale, continuando ad annoiarsi sola a Mantova (il Marchese stava a Marmirolo, d’onde veniva solo qualche volta a trovarla) diceva col suo adorabile garbo alla cognata: "spesso mi ritrovo in fra dui gran desiderii, uno che continuo voria intendere quella ritrovarsi in triomphi et letitie et in li meriti onori; l’altro che voria continuo potermi godere la dulcissima conversatione sua, et quella ritornasse a reintegrare la separata nostra conversatione, senza la quale io confesso non sapere pigliare alcuno compìto piasere, et altro non desidero che essere cum V.S.: quale prego voglia far bono ritorno et accellerato quanto sia possibile, chè ho dispiasere questi caldi ve diano molestia, et desidero veniate in le comodità et che che possiamo
- ↑ Al marito, 10 maggio: "Dopo disnar fu representata una comedia novamente composta per M. Hercule Strozo, cum certe moresche in mezo, che fu veramente de gran piacer, et ritrovosseli el S. mio patre cum gran populo". (Copialett., L. III). Questa commedia, di cui non s’ha altra notizia, registra anche il D’ANCONA, Origini del teatro, II, 131, n.3, il quale per altro prende equivoco nel credere che fosse rappresentata pel Moro, che allora non era peranco a Ferrara. Tito Strozzi era particolarmente amico (come il suo signore) degli spettacoli scenici, onde un suo congiunto ebbe a dire: "fu ancora splendido e magnifico in fare spettaculi comici nella sua propria abitazione, con apparati e conviti regi, e presente il signor Duca e tutto il populo di Ferrara: per il che si vide quanto fosse liberale". LOR. STROZZI, Vite degli uomini illustri della Casa Strozzi, ediz. P.Stromboli, Firenze, 1892, pp. 59-60.
- ↑ Per questo viaggio vedi le Relazioni con gli Sforza, pp. 73-77.