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lo si dedurrebbe, non foss’altro, da un brano di lettera del segretario Antimaco al Marchese (3 febbr. ’92): "Questa nocte io feci dire al poeta che per tempo questa matina il dovesse venire a la Ex. V. insieme col fiorentino che canta in lira". Ma ne abbiamo documento anche più esplicito. Allorchè nel marzo ’93 Elisabetta venne a Mantova, essa desiderò di "havere in bucintoro el poeta per sua recreatione", onde la Marchesa glielo inviò "aciò cum una lyra sua possi condurre alegramente V.S." (Copialettere d’Isabella, L.III). Quanto Elisabetta lo prediligesse, lo si può ricavare dal fatto, che anche nel 1495 Isabella glielo inviò (Copialett., L. V, 16 ag.) e fors’anco nel 1499, se è lui quel poetino cui il 16 ott. la Duchessa affidava una lettera. Ma dovremo rassegnarci a non conoscerne il nome? Il 1° agosto 1530 da Pesaro dà notizia a Jacopo Calandra di maioliche vedute in Urbino Gio. Francesco alias el Poeta (V. CAMPORI, Notizie della maiolica e della porcellana di Ferrara, ecc., Pesaro, 1879, p. 111). Il 24 settembre 1514, da Urbino Alessandro Picenardi detto del Cardinale, scrive al Marchese: "Et questo lo dissi al poeta mio fratello et bon servitore a V. Ex. et non potendo venir io, lui subito si dispone a venire a Mantua, a visitar quella". Quindi, se una improbabile omonimia non turba la nostra congettura, il poeta suonatore di lira, caro ad Elisabetta, si sarebbe chiamato Gio. Francesco Picenardi.</ref> ed Alessandro Pincaro. Passò natale, passò capo d’anno, passò il carnevale del 1493 ed Elisabetta non venne. La Marchesa si disperava: "nè sciò - scriveva essa - qual cosa mi possa più indurre a recreatione in questo carnevale, parendome esser certa che tutti li concepti che per la venuta sua havea facto seranno stati exposti al vento. El tempo che io pensava spendere in letitia e consolatione inseme cum