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deliberatione de venire a Mantua, perchè altramente, non solum se revocaria el Castellano, ma se possibile fusse renuntiaressimo la benevolentia et affinità. Et in casu che ’l Castellano cognoschi che la S.V. se alieni de volerne compiacere de la venuta sua, intendemo che per vigore de questa se habi per revocato et se ne retorni subito quà, dove non rendendo sufficiente rasone che l’habia facto dal canto suo quanto gli è stato imposto, serrà tractato como per la littera ch’el portò de mia mano, haverà inteso".1 In quest’adorabile lettera vi è tutto il carattere d’Isabella, così impetuosa e tenace ne’ suoi desiderii, così espansiva verso gli amici del cuore.

Elisabetta in quel mentre era a Gubbio, sulle mosse per andare a Viterbo, quando ricevette colà la visita del Duca di Ferrara, che si trattenne alcuni giorni nello stato di Urbino.2 A Viterbo Elisabetta intraprese la sua cura verso la metà di giugno: "io me ritrovo - essa dice in una lettera del 17 - a li bagni et per infino adesso non mi hanno facto troppo utile".3 Tre settimane dopo, circa, le cose erano a miglior partito, come la Duchessa comunicava direttamente ad Isabella, da Urbino (11 luglio): "

  1. Copialett. d’Isabella, L.II. Ivi segue una lettera (18 maggio) al Castellano, ove è detto, dalla forma in fuori, lo stesso. Isabella gli dà licenza di rimanere presso la cognata, "purchè, come gli scrivemo, ne observi la promessa de venire; chè quando senza urgentissima causa mutasse sententia, non solamente vui havereti a retornare subito a casa, ma certificarla che nè vui nè altro per opera nostra gli serrà più mandato et lo cordiale amore che li portiamo se debilitaria multo".
  2. FERRATO, p. 70; risposta nel Copialettere d’Isabella, L.II, 26 maggio ’92.
  3. La lettera è datata ex Balneis Viterbij e non già ex Balneo Eugubii, come ha letto, spropositando al suo solito, il FERRATO, p. 71.