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de Sallò ce mandoe a fare uno bello presente ... Domane andaremo a Goito, et marte mattina a Mantua"1. Così Isabella principiava le sue gite sul Garda, che furono poi così frequenti, e nessuna compagnia certamente avrebbe potuto esserle più gradita di quella di Elisabetta, dotate entrambe, com’erano, d’una insaziabile quanto elevata curiosità per i viaggi.

Per quanto non molti siano i documenti che abbiamo di quel primo sodalizio delle due giovani, è facile scorgervi l’affetto che cominciava a legarle. Nella letterina autografa d’Isabella al marito assente, letterina profumata e passionata, di cui abbiamo già dato saggio altrove2, non erano mai dimenticati i saluti della Duchessa3. In aprile, quando Isabella tornò la prima volta a Ferrara, le spiacque molto di non aver seco la cognata4. A Mantova potè godere ancora della sua conversazione in maggio e forse nel giugno, chè poi Elisabetta, alquanto migliorata in salute, fece ritorno a Urbino. E là attendevala un gravissimo lutto. La sorella Maddalena Sforza, dopo appena dieci mesi di matrimonio, moriva di parto l’8 agosto del 1490<ref>Cantò quella morte Antonio Agnelli in un poemetto latino, che si conserva in un codice Capilupi. Cfr. ANDRES, Catal. mss. Capilupi, Mantova, 1797, pp. 179-183. Di Maddalena fece un ritratto il Mantegna, dacchè nell’inventario di libri e quadri di Giovanni

  1. Ambedue le lettere sono tra le originali della Marchesa.
  2. Vedi il nostro lavoro Delle relazioni di Isabella d’Este Gonzaga con Ludovico e Beatrice Sforza, Milano, 1890, p. 12; estr. dall’ Archivio storico lombardo.
  3. Vedi specialmente la lettera del 6 aprile, firmata Quella che è desiderosa de continuo veder la S.V. Isabella da Este da Gonzaga de man propria.
  4. Cfr. la lettera 23 aprile nel L. 136 del copialettere del Marchese. Elisabetta rispose di esserne dispiacente essa pure, ma "tuttavia è forse stato el meglio perchè me sento migliorata assai".