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de che la può accomodarmi per el bisogno de queste mie noze secundo la lista data a Benedicto Codelupo la quale s’è havuta: ringratio quanto posso la Ex.V. de la comodità che la me ne fa, che mi redunda ad grandissimo acunzo per essere bona summa et belle cose; et se ultra le annotate ne la lista la V.S. potesse etiam compiacermi de la tapezaria sua de la historia troiana per poter apparare la sala dove se farà la festa come serìa il pensier mio, et così de li antiporti suoi belli et de qualche tapeti da terra et anche de più vasi d’arzento grandi che la potesse per ornare la credenza restaria da lei molto satisfacto et contento et fariame cosa grata. Prego ben la S.V. voglia haverme excusato se li paresse in richiederla tropo copioso, chè lo facio a segurtà et cum fiducia per la fede grande che ho in quella: a la quale de continuo me offero et recc.o et ipsa bene valeat.
Mant. 19 jan. 1490.
Gli arazzi ov’era rappresentata la storia trojana furono tra i più famosi del palazzo Urbinate e noi abbiamo già avuto occasione di nominarli, parlando poc’anzi di quel magnifico edificio. Li vanta specialmente Antonio Mercatelli nel suo poema ed il COLUCCI (Antichità picene, XXI, 76) dice che costarono ben diecimila ducati. Di quel prestito delle tappezzerie s’era già trattato nel dicembre ’89, come può vedersi da una lettera d’Elisabetta ormai più volte citata (FERRATO, p. 61). Nè i Montefeltro erano i soli cui in quella congiuntura ricorresse Francesco per tappezzerie ed argenti. Si rivolse eziandio a Sigismondo d’Este, a Marco Pio di Carpi, a Giovanni Bentivoglio.</ref>.
Elisabetta rimase a Mantova presso la cognata, che prima aveva solo veduta fuggevolmente. Fu allora appunto che cominciò tra loro quell’amicizia, che doveva poi durare viva e tenace per tanti anni, a traverso vicende così fortunose. Quelle due donne erano fatte per intendersi. La Duchessa compiva allora 19 anni: la Marchesa s’avvicinava ai 16. Avevano entrambe l’animo buono, l’intelletto pronto, il gusto fine per tutte le cose dell’arte, un’educazione squisita resa migliore dalle attitudini personali. Alla Duchessa, più matura e più grave di spirito, piaceva il veder sviluppare sotto a’ suoi occhi quel fiore di gentilezza, quell’ideale muliebre del Rinascimento, fresco, vivo, affascinante, che era Isabella. Ed Isabella trovava nella Duchessa una