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16 ottobre essa diceva d’essere stata sempre mesta, dopo la sua partenza da Urbino: "et se non che spero V.Ex. me attenderà la promessa de retornare al carnevale, non havarìa anchora lassato de piangere". Essendosi aumentate le sue sofferenze, la Duchessa si recò allora a Fossombrone, ove passò l’autunno e parte dell’inverno1. Dovette tornare in Urbino nel gennaio 1489 per le nozze di Agnesina2.

I rapporti dei duchi di Urbino col marchese Francesco si scorgono affettuosissimi anche dal carteggio dell’89. Con attenzione squisita, il Gonzaga faceva pervenire alla sorella primizie di frutta, pesci, leccornie3, e al cognato regalava novamente un’armatura4, ovvero cose d’arte ed anticaglie, di cui il Duca particolarmente era ghiotto5. Mandava inoltre ad Urbino, per distrarre Elisabetta, passionatissima per la musica, un Gaspare siciliano cantore6, di

  1. Anche a Fossombrone i Montefeltro avevano un parco ed una magione.
  2. Vedi la lettera 16 gennaio ’89 pubblicata da P. FERRATO nel suo opuscolo Lettere inedite di donne mantovane del secolo XV, Mantova, 1878, p. 56.
  3. Degli invii di cacio e di sardelle vedi notizie nelle lettere di Elisabetta pubblicate dal FERRATO, op. cit., pp. 56 e 61.
  4. Vedi lettera 4 giugno ’89 in FERRATO, op. cit., pp. 58-59. In quella lettera la Duchessa scrive: "ho visto sempre la S.V. portarme tanto amore, che non credo s’el me avesse ingenerata, me ne potesse volere più; ma certamente la Ex.V. n’è bene ricambiata, chè l’amo più che me medesima".
  5. Vedi nell’opusc. del FERRATO, pp. 54-55. Anche in una lettera del 19 luglio ’89, non pubblicata dal Ferrato, Elisabetta chiese al fratello spedirle "certe cose antique" desiderate dal Duca. Guido non sarebbe stato degno figiuolo di quel Federico, che fu uno dei principi più illuminati del tempo suo, se non avesse amato le cose d’arte. Per la sua scrittura classica vedasi BALDI, Guidobaldo, I, 110.
  6. Da lettera inedita d’Elisabetta del 2 giugno ’89.