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e gli seria la magiore inimica che havese, perchè niuna cosa se poteria dire contra de lei che non fuse contra de mi propria, et seria venuto in cattivo loco a fare simile officio, perchè non è persona al mondo che ami più la S.V. che facia io ..." Ma continuando le insistenze del Lavagnolo per partire, la Duchessa dovette accordargli licenza alla fine del mese. Il 29 aprile così ne scriveva da Gubbio, di mano propria, al Marchese: "Ho dato licentia (al Lavagnolo) de ritornare a casa, facendomi tanta instancia per venire a servire la illma Mna nostra sorella (Maddalena) e per rispetto de sua mogliera1. L’è vero che me rincrese se parti perchè lo illmo S. mio et io lo vedemo tanto volunteri quanto dire se possa ... et ha fato gran honore a la S.V."2.

L’aria temperata di Gubbio si affaceva meglio alla delicata Duchessa, che non quella sì frizzante d’Urbino; ma quando i calori estivi cominciarono ad essere uggiosi, Guidubaldo e la moglie si avviarono verso la loro principale residenza, assistendo per via ad una giostra tenuta a Cagli3. In Urbino attendevasi sempre il Marchese, ed Elisabetta non poteva più frenare l’impazienza di rivederlo. Ma Francesco, trattenuto dagli affari politici, deluse la fervida attesa: ond’è che una solenne rappresentazione, già differita appunto perchè egli potesse assistervi, si fece finalmente il 27 luglio senza di lui. La rappresentazione, ignotissima per quanto a noi consta, e non priva certo d’interesse per

  1. Una Isabella Lavagnola era in Mantova al servizio della Marchesa. Essa era la moglie o non piuttosto la sorella di Lorenzo? Quello che se ne dice in seguito ci fa desiderare non fosse la moglie.
  2. Guidubaldo, con lettera del 29 aprile, lodava assai il Lavagnolo.
  3. Lettera del Capilupo, 4 luglio ’88.