Pagina:Luzio-Renier - Mantova e Urbino, Roux, 1903.djvu/60

La Duchessa, con le sue amabili doti conquistava sempre più i cuori del marito, dei congiunti e dei sudditi; ed è bello il vedere con quanta compiacenza parlasse di questi suoi progressi il castellano dabbene, in certa sua lettera del 29 aprile: "Bench’io sia certo che le buone qualità de la illma Mna Duchessa nostra dimonstrino a la S.V. quanto qua universalmente debbi esser amata S.S., nondimeno m’è parso debito farli asapere como lo illmo S.Duca et S.Octaviano non poteriano amarla più sviseratamente, et pare non habino altro dilecto et apiacere se non fare cosa grata a S.S., ultra che anche tuti li cortegiani et populi l’amino più che la propria persona, che pare che non habiano altro Domenedio che lei, et reputano havere havuto gran dono et gratia da la S.V. che gli ha dato tal Madonna. La quale in tute le cose non se poteria melio governare de quello che la fa, se non fosse cusì selvadegeta contra el S. Duca, ma pur spero che se domesticarà cum il tempo, et io gli dico assai, nè atendo ad altro che cavarli tanta vergogna. Questa septimana passata Sua S. ha avuto dui ladri de gratia, uno ad Urbino, familio de uno homo d’arme del S. de Pesaro, l’altro in questa terra et credo che come la sij melio domestica non negarà gratia ad alcuno perchè è molto clemente et anche ha il volere del S. Duca et S. Octaviano in mane. Sua S. sta molto alegra et di bona voglia et sentese bene de la persona, ma è pur un pocho smagrita; non scio se sij processo da li aeri sutili. Quando a la S.V. pare ch’io ritorni a lei, pregola et li suplico che me ne faccia motto, che senza indugia me ne montarò a cavallo et farò quanto me comandarà; ma bene me pareria ben facto che quando fosse io tornato a Mantua, la S.V. facesse ellectione de uno che stesse quà