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Ma certo nè il Calandra, nè molto meno la giovane Duchessa avrebbero immaginato in quali bisogne intime il castellano sarebbe stato costretto sin dai primi giorni ad immischiarsi.

La consumazione del matrimonio, che soleva essere con tanta cura notata in quel tempo, perchè veniva a rendere indissolubile il legame contratto, non seguì immediatamente nel caso nostro alla cerimonia dell’11 febbraio. Fu Ottaviano Ubaldini che la volle protratta, e forse non andrebbe lontano dal vero chi in ciò ravvisasse la prima causa occasionale di quelle voci maligne sul conto suo che circolarono e sulle quali ritorneremo. Il Capilupo così informava di questa dilazione il Marchese, il 14 febbraio 1488: "Benchè io scrivesse a la S.V. ceh credeva se accompagnariano per le parole usate per lo illmo Sr Octaviano sopra la dispensa, nondimeno essendosi poi restrecta più la cosa, la S.S. ha allegato molte rasone perchè non se debba fare adesso, come intenderà poi la Ex. V. da questi mag.ci zentilhomini et se differirà fin a l’octava de Pasqua, come disse Pierantonio, et anchora sono in dispositione de fare la giostra a quel tempo". Infatti le notizie che dà il medesimo Capilupo il 27 febbraio mostrano che fra i due coniugi intercedeva vivissimo affetto, ed erano l’uno al fianco dell’altro continuamente ... tranne la notte: "Lo illmo Sr Duca per un poco de fredore è stato dui zorni in lecto et quasi sempre se fece stare apresso Ma sua consorte. Heri se levò et stette tutto el dì seco et andorono